so. Dal novecento ai giorni nostri

 

La sociologia inizia a spostarsi negli Stati Uniti dove trova uno sviluppo molto fertile e inizia ad avere i progressi più significativi. La sociologia statunitense si è resa autonoma da quella europea quando ha iniziato a caratterizzarsi come ricerca applicata alla soluzione dei problemi concreti che insorgono nella società industriale.

Lo sviluppo urbano e quello industriale sono imponenti e l’immigrazione è uno dei nodi centrali che le amministrazioni si trovano a dover sciogliere. Si costituiscono i grattacieli e si rafforzano le vie di trasporto. Nella sola Chicago la popolazione aumenta del 300%.

Nel 1871 un terribile incendio devasta questa città e, quando si tenta di ricostruirla, i quartieri vengono spesso concepiti alla stregua di aree non comunicanti tra loro. Possiamo immaginare le conseguenze: da una parte i ricchi e dall'altra i poveri, con un estrema variabilità etnica. Ciascuna etnia conservava consuetudini, rituali e modelli di comportamento tipici del paese di provenienza, dando vita un ambiente assai differenziato e vivace. 

In questo contesto storico, una posizione di rilievo lo occupa "La Scuola di Chicago", vale a dire il gruppo di ricercatori del Dipartimento di sociologia di Chicago, la prima scuola sociologica d'America. La sua fama è dovuta all'originalità e costanza con cui essa si dedicò a tematiche che fino ad allora nessuno aveva a considerato di rilevanza scientifica: la composizione dalla popolazione della città e dei quartieri in termini di etnia e di classe sociale; gli stili di vita delle varie classi e quelli caratteristici dei diversi quartieri urbani; i ghetti razziali; il vagabondaggio. Hanno un approccio ecologico ai problemi sociali, così detto perché la città veniva considerata come un sistema vivente, costituito dalle persone e dell'ambiente intrecciati tra loro. 

La più famosa delle ricerche della Scuola di Chicago è quella svolta da William Thomas e Florian Znaniecki su Il contadino polacco in Europa e America. L'emigrazione dei polacchi verso l'America e alcuni stati europei aveva raggiunto livelli molto alti ed era divenuta un problema sociale. Thomas e Florian studiarono il fenomeno indagando le forti conseguenze sugli atteggiamenti e sui valori di chi era coinvolto. Essi affermarono che la causa di un fenomeno sociale o individuale non è mai un altro fenomeno esclusivamente sociale o individuale, ma la combinazione di entrambi. 

Per la Scuola di Chicago, i fenomeni sociali possono essere spiegati facendo riferimento alla situazione in cui essi hanno luogo. La situazione non va intesa come un insieme di dati oggettivi e indipendenti dai soggetti che agiscono ma viene definita dai soggetti. La situazione è il risultato di un processo graduale tramite cui i soggetti coinvolti costruiscono la propria comprensione del suo contesto. 

Thomas William ha messo in evidenzia come ogni definizione porti con sé rilevanti conseguenze sul piano della realtà concreta. Non ha importanza se la convinzione originaria fosse realmente fondata o semplicemente immaginata, l’importante è che essa finirà per produrre degli effetti concreti. Situazioni di questo tipo vengono definite “profezie che si autoadempiono” poiché il solo fatto di pronunciarle pubblicamente rende più probabile che si verifichino davvero. È un principio applicabile <<se non tutti, a moltissimi processi sociali>>.

Una nuova corrente sociologica che si è sviluppata negli Stati Uniti soprattutto dopo la guerra mondiale è lo struttural-funzionalismo, con il suo principale esponente Talcott Parsons.

Con il progredire, la società industriale ha mostrato un nuovo volto. Le contraddizioni e le disuguaglianze non cessano di esistere; ma nel complesso la società industriale avanzata mostra di essere un modello stabile di convivenza. Le disuguaglianze si attenuano, lasciando posto a classi medie sempre più benestanti e in grado di soddisfare bisogni attraverso il consumo di beni materiali ( lavatrice, televisore…) o culturali (cinema, musei, concerti…). Le dinamiche di fondo della società industriale, come la razionalizzazione e la divisione del lavoro, sono già state comprese. Lo struttural-funzionalismo è la prima teoria sociologica che interpreta la società industriale come un sistema funzionante, in cui i problemi sociali tendono progressivamente a trovare una loro soluzione.

Lo struttural-funzionalismo abbandona l'analogia spenceriana con l'organismo corporeo ma conserva i concetti di struttura e funzione inserendoli in una concezione della società come sistema. Un sistema è una realtà composta di più elementi interdipendenti tra loro che nell'insieme formano un tutto organico retto da proprie leggi. Il principio fondamentale su cui si basa un sistema è quello della propria conservazione, sia in relazioni esterne(stati nazionali basati su ordini sociali diversi), sia in relazione alle forze che agiscono al suo interno(classi sociali e i loro conflitti). Un sistema è un'entità complessa fatta in modo da resistere nel tempo. Questo è possibile perché tutti gli elementi che compongono il sistema sociale, dalla famiglia alla scuola, se ne fanno parte è perché svolgono determinate funzioni che sono utili all'equilibrio. 

Un sistema sociale si regge sul fatto che ciascuno degli elementi  svolga una funzione e che le diverse funzioni siano compatibili. L'idea sociologica di funzione è molto simile a quella in uso nella biologia che considera l'essere umano come sistemi che funzionano a dovere a patto che le parti di cui sono costituiti siano reciprocamente interconnesse e svolgano un attività utile alla sopravvivenza dell'organismo. Nello sruttural-funzionalismo più ortodosso vengono implicitamente assunti tre postulati di carattere generale:

➤ unità funzionale. all'interno di un sistema sociale, ciascuna componente che svolge una certa funzione la eserciti per l'intera collettività

➤ funzionalismo universale. Ogni forma sociale deve svolgere una funzione positiva per il sistema 

➤ indispensabilità. In ogni civiltà le forme sociali sono indispensabili per lo svolgimento delle funzioni loro deputate